David Gilmour ha incantato Roma nella serata di apertura del suo attuale tour mondiale al Circo Massimo, con un set incentrato sui Pink Floyd e uno spettacolo di luci mozzafiato che ha visibilmente emozionato i 15.000 spettatori convenuti al Circo Massimo per ascoltare e vedere il leggendario ex Pink Floyd.
Il cantante e chitarrista dei Pink Floyd, 78 anni, era in forma smagliante quando alle 21.00 in punto ha dato il via al suo tour che dopo sei date a Roma, toccherà anche Londra, New York e Los Angeles, a supporto del suo recente album Luck And Strange.
Quello di Roma è stato il primo spettacolo dal vivo ufficiale di Gilmour in otto anni (aveva suonato due spettacoli di “prova” sobri a Brighton lo scorso weekend) e si esibirà in altri cinque spettacoli qui a Roma, prima di esibirsi per altri sei spettacoli alla Royal Albert Hall di Londra all’inizio di ottobre e poi altre sette date negli Stati Uniti.
Le grida di “Ti amiamo David” hanno risuonato per tutta la tiepida serata autunnale romana nella grande arena che un tempo ospitava le corse di carri trainati da cavalli per gli antichi romani, mentre il suono di chitarra inconfondibilmente fluido di Gilmour introduceva lo strumentale 5 AM (da Rattle That Lock del 2015) seguito dal nuovo strumentale Black Cat e dalla traccia del titolo del nuovo album, prima che i toni immediatamente riconoscibili di Breathe da The Dark Side Of The Moon dessero il via a una serie di canzoni dei Pink Floyd che hanno deliziato i 15.000 fan presenti.
Gilmour ha poi eseguito Time, completo dei classici orologi che accompagnavano il film sul grande schermo circolare che adornava il retro del palco, prima che un’entusiasmante Fat Old Sun da Atom Heart Mother, Marooned e Wish You Were Here facesse cantare tutta la folla come una sola persona.
Gilmour ha presentato la sua nuova band, composta dall’affermato bassista Guy Pratt e dallo straordinario tastierista Greg Phillinganes, insieme ai nuovi arrivati, il chitarrista Ben Worsley, il batterista in giacca e cravatta Adam Betts (ex membro dei Three Trapped Tigers, i preferiti della musica progressive) e il secondo tastierista Rob Gentry.
È quest’ultimo gruppo di musicisti, insieme a Charlie Andrews, produttore di Luck And Strange (presente anche stasera), che sembra aver infuso in Gilmour un nuovo slancio creativo, e lui si è sicuramente dimostrato una persona felice sul palco di Roma, presentando con orgoglio la figlia Romany per la loro deliziosa cover di Between Two Points dei Montgolifer Brother, prima che l’ultimo gioiello dei Pink Floyd, una High Hopes, da brividi concludesse la prima metà del set non senza uno spettacolare nuovo arrangiamento dell’assolo finale, durante il quale Gilmour ha anche permesso al pubblico di giocare con palloni del tutto simili a quelli raffigurati nelle immagini proiettate sullo schermo.
Un’epica interpretazione di Sorrow ha dato il via al secondo set, con Gilmour che ha sfoderato assoli infuocati e incendiari, mentre A Great Day For Freedom rafforza l’idea che Gilmour ha voluto raccontare quelli che ritiene essere i suoi momenti migliori, avendo recentemente chiarito perché alcuni vecchi preferiti del passato non sono più presenti nel set del concerto. Ben Worsley ha duellato con Gilmour, sia vocalmente che con la chitarra, in incredibile In Any Tongue, forse un’inclusione a sorpresa da Rattle That Lock, una canzone che non è mai stata suonata meglio.
Lo slancio è calato quando le coriste di Gilmour, le meravigliose Webb Sisters, Charley e Hattie, Louise Marshall e Romany hanno rielaborato The Great Gig In The Sky in modo molto bello, con Gilmour alla lap steel e Pratt al contrabbasso. Un’esecuzione abbastanza diversa dal solito da perplimere gli spettatori, ma abbastanza rispettosa da far ondeggiare l’intera folla al ritmo della melodia ossessionante, mentre una commovente A Boat Lies Waiting ha reso omaggio al grande amico di Gilmour, il defunto tastierista dei Pink Floyd Rick Wright.
Gilmour ha un po’ pasticciato l’intro di Coming Back To Life, ma se ne è semplicemente fatto una risata e di certo non ha frenato il flusso della band mentre il ritmo saliva ancora una volta. La grintosa Dark And Velvet Nights con le sue straordinarie immagini di accompagnamento ha ulteriormente acceso le cose e l’epica portata del momento floydiano più ovvio di Luck And Strange, Scattered, ha chiuso la seconda metà del set in modo davvero alto.
Mentre la band si presentava per il bis, gli spettatori, fino a quel momento perfettamente composti, si sono precipitati davanti al palco, ignorando i tentativi degli sfortunati steward di trattenere la marea mentre risuonavano gli accordi iniziali di Comfortably Numb.
Numerosi laser colorati illuminavano il cielo notturno e il pubblico ha cominciato a cantare come se le loro vite dipendessero da questo e la band di Gimour era raggiante di pura gioia mentre Gilmour, ora completamente nel suo elemento, scatenava i suoi famosi assoli di chitarra con la passione e il fuoco di un uomo che ha la metà dei suoi anni. È stato un gradito e tempestivo promemoria di che grande musicista sia stato ed è David Gilmour.
La folla di Roma è impazzita davanti alla leggenda vivente, com’era prevedibile vista l’eterogeneità del pubblico, solo per il 20% composto di romani, mentre il resto è convenuto su Roma per assistere a questo storico concerto per cui Gilmour non ha previsto altre date continentali.
Certo, mentiremmo se scrivessimo che il concerto è stato impeccabile. Soprattutto durante il primo set Gilmour ha steccato qualche nota sia con la chitarra che con la voce, voce che pur essendo perfettamente riconoscibile non è certo più quella di vent’anni fa.
Molto meglio nel secondo set quando il grande artista, forse ormai calatosi nel suo elemento, ha reso al meglio e non è davvero importato a nessuno che la sua voce non fosse smagliante come un tempo. Gli assoli, soprattutto quelli finali di High hopes e di Confortably numb resteranno nella memoria di coloro che li hanno potuti ascoltare dal vivo.
Stasera abbiamo forse assistito al canto del cigno di una leggenda ma David potrebbe riservarci presto altre sorprese, in una recente intervista ha dichiarato che ha idee per un nuovo album e che non vede l’ora di mettersi al lavoro.
Qualcuno ha notato che la voce di Gilmour ha perso forse un’ottava e che durante il primo set alcune esecuzioni non sono state impeccabili, probabilmente è vero ma oggi abbiamo visto ed ascoltato una leggenda vivente di 78 anni esibirsi in qualcosa di memorabile, senza disturbare il fantasma dei Pink Floyd.
Setlist 2024 di David Gilmour Circo Massimo
Set 1
5 A.M.
Black Cat
Luck And Strange
Breathe
Time
Breathe (reprise)
Fat Old Sun
Marooned
Wish You Were Here
Vita Brevis
Between Two Points
High Hopes
Set 2
Sorrow
Piper’s Call
A Great Day For Freedom
In Any Tongue
The Great Gig In The Sky
A Boat Lies Waiting
Coming Back To Life
Dark And Velvet Nights
Scattered
Bis:
Comfortably Numb