Geolier all’università, ‘non insegno niente a nessuno’ – guarda

Il rapper napoletano Geolier smorza polemiche, Gratteri aveva detto "non è un modello". Il successo, gli occhi della fame, il rimpianto per gli errori che non ha commesso. E ancora, i sogni e le ansie di un ragazzo, la consapevolezza di non voler essere un modello per nessuno, vittima com'è "di mille paure", e di non avere niente da insegnare. Di tutto questo ha parlato Geolier all'università

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Geolier all'università, 'non insegno niente a nessuno' - guarda

A metà tra il flusso di coscienza di un ragazzo – sebbene già affermato – di fronte a dei coetanei sconosciuti e il bagno di folla tra i fan: questo è stato l’appuntamento con Geolier nella sede di Scampia della Università Federico II.

Una chiacchierata con gli amici a voler spazzare il campo dalle polemiche che hanno preceduto l’appuntamento, con il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che nei giorni scorsi si era detto contrario all’iniziativa richiamando l’università a invitare solo modelli di vita per i ragazzi.

Una polemica che oggi ha registrato anche la presa di posizione di un simbolo dell’antimafia come Roberto Saviano: “Ma davvero fate? Geolier all’università e qualcuno non è d’accordo?“.


Il rettore della Federico II Matteo Lorito rivendica la scelta fatta: “Ce l’abbiamo fatta a portarlo qua – ha detto – è stata una decisione importante. Hanno cercato di tirarci dentro in polemiche che non ci interessano. Oggi è una bella giornata“.

Lorito aveva invitato Gratteri a intervenire: invito declinato. Più che Geolier, quello che dialoga con gli studenti, in un italiano ‘corrotto’ da qualche parola in dialetto napoletano, è il giovane Emanuele Palumbo, un ragazzo come agli altri, che coltiva sogni e aspirazioni.

Al suo arrivo, poco dopo le 16, blusa blu e cappello rosso con visiera, Emanuele è accolto dagli applausi e dagli auguri dei ragazzi nel giorno del suo onomastico. Circa cinquecento quelli accorsi nell’aula magna che tuttavia non si riempie con alcune file che restano vuote.

Sembra emozionato e dopo qualche minuto in silenzio a mordere il freno sbotta scherzosamente: “Ma posso parla’?” Risate in platea. “Sono felice – l’esordio – mi sento anche onorato di stare qui tra voi. Qua dentro non posso insegnare niente a nessuno, anzi posso solo imparare io da voi. Non è una lezione, ma una chiacchierata tra amici e ho mille paure e mille ansie prima di un disco come le avete voi prima di un esame“.

Spiega di non avere confidenza con gli studi: “Ho cominciato a lavorare a 9 anni, ma se tornassi indietro forse farei il Conservatorio, o comunque qualcosa che ha a che fare con la musica“. Parla con la maturità di un ragazzo che ha più dei 24 anni di Geolier.

Si parte dalla sua città: “Tutti i pregiudizi su Napoli sono sbagliati. Il pregiudizio più brutto che ho sentito – spiega – è quello sull’orologio, di chi viene da Milano e chiede di tenergli da parte la collanina o l’orologio. Mi danno fastidio, sono pregiudizi stupidi. Napoli non è solo il lato cattivo, ha anche tante cose belle“.

Parla di sé, della soggezione verso il padre (“Lo ascolto sempre in silenzio“) e spiega come non aver sbagliato possa essere un rimpianto: “Non ho sbagliato grazie ai buoni consigli, ma a volte bisogna sbagliare per imparare“.

Chiude concedendosi ai fan che lo stringono in un abbraccio, tra foto e selfie. E a una studentessa di Piscinola, periferia vicina al suo rione Gescal, regala l’ultimo assolo: “Noi che veniamo dalla periferia – le dice abbracciandola – siamo più forti. Abbiamo una fame negli occhi che gli altri non hanno“.